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Per Evelina: sei anni, piccola profuga ucraina – Omelia del Vescovo

Era scampata alla guerra ; è stata travolta da un’auto sotto casa. Stava giocando col suo monopattino nel rione Lucania di Potenza. Una ventina le famiglie ucraine prese in carico dalla Caritas diocesana.

Mons. Ligorio e don Antonio Savone durante il rito funebre hanno riproposto  le eterne domande di Giobbe, e la sfida della fede.

(Omelia del Vescovo)

Sono tante le domande che popolano la nostra mente in questo momento. Tanti sono i sentimenti contrastanti che si agitano nel nostro cuore. Essi non vanno cassati: domande e sentimenti vanno passati al vaglio della nostra fede che in questo momento vacilla. Per questo, con tanta umiltà, facciamo nostro il grido degli apostoli: “Signore, aumenta la nostra fede”.

Scappata con la sua famiglia dalla ingiusta guerra tra Russia e Ucraina, Evelina è arrivata a Potenza il 24 marzo 2022, presa in carico dalla nostra Caritas diocesana che ringrazio per la tempestività e la competenza con cui sempre accompagna l’emergenza e l’ordinario.

Attorno ad Evelina e ai suoi cari si è subito creata una rete di solidarietà di tanti amici (siete davvero tanti, non riuscirei a citarvi tutti nominalmente) che, ciascuno per la propria parte, hanno provato ad alleviare il dramma del distacco dalle proprie radici affettive, culturali e sociali.

Per la sua gioia e la sua vitalità non era difficile volerle bene come attesta la vostra presenza così numerosa quest’oggi.

Chi mai avrebbe potuto pensare che un’esistenza scampata alle bombe nemiche potesse trovare la morte mentre, insieme alla mamma e alla sorellina, provava a trascorrere nello svago una calda serata estiva?

Signore, se tu fossi stato qui… ripete Marta a Gesù quasi rimproverandolo per il suo ritardo nel farsi carico della loro situazione di prova familiare.

Anche noi ci chiediamo “Dov’è Dio in questi frangenti? Perché questo ingiusto dolore? Perché la morte di una bambina?”.

Non sono in grado di rispondere in maniera compiuta alle tante domande che questa tragedia suscita in noi. Posso dirvi, però, che Dio non è insensibile di fronte alla morte e alla sofferenza che essa provoca. Dio è accanto a chi muore e a chi soffre. Un giorno cadrà il velo che copre i nostri occhi e capiremo.

A una bambina giapponese di sette anni, che aveva chiesto a papa Benedetto di spiegarle perché molti suoi coetanei erano morti nel terremoto che aveva colpito il suo Paese e perché i bambini devono avere tanta tristezza, il Papa rispose:

«Cara Elena… anche a me vengono le stesse domande… E non abbiamo le risposte».

E poi aggiunse:

«ma sappiamo che Gesù ha sofferto come voi… Dio sta dalla vostra parte… un giorno potremo anche capire perché era così».

Cosa possiamo fare, allora?

Non smettere di stare dalla parte della vita. Non smettere di farci carico dell’accoglienza e della solidarietà ogni volta che siamo interpellati come credenti e come cittadini. Proprio la presenza di Evelina, straniera rispetto alla nostra cultura, ha fatto fiorire legami fecondi di bene che neppure immaginavamo. La sua comparsa fugace ha rischiarato l’esistenza di tanti che hanno avuto modo di interfacciarsi con lei.

Come è naturale, tutti noi registriamo il vuoto lasciato dalla sua morte.

Come credenti e come uomini e donne di buona volontà, siamo, invece, chiamati a custodire gelosamente le tracce del suo passaggio in mezzo a noi e a mettere a dimora il seme che ci ha legato gli uni gli altri, seme che senz’altro fiorirà e sarà molto fecondo.

Vorrei concludere con le parole che Alessandro Manzoni riporta nell’”Addio, monti”:

“Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande!”.


Mons. Salvatore Ligorio

Arcivescovo

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