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IL DONO DELL’ADOZIONE 

 Sabato e domenica, la parrocchia di Sant’Anna e Gioacchino  ha ospitato la venticinquesima edizione della “festa della famiglia adottiva”. Un’iniziativa del “Gruppo di Volontariato Solidarietà”, ente del terzo settore che da qualche decennio  opera  con successo per le  adozioni internazionali e  il sostegno a distanza.

Di Roberto Spadola

 La “festa ” nasce a fine anni ’90 per rafforzare la connessione tra le famiglie adottive e i paesi d’origine dei loro figli, attraverso lo scambio culturale. Il tema di quest’anno, affrontato con delegazioni da Bulgaria, Burundi e Congo Brazzaville, è stato la valorizzazione delle radici. Va infatti ricordato che, a prescindere da età e provenienza, chi viene adottato è già dotato di un proprio bagaglio di usi e costumi. Ai genitori spetta il compito di non far percepire questo vissuto preadottivo come lontano, scollegato, ostacolante. Anzi: “La sfida – si legge nella lettera d’invito – è riuscire a far comprendere che ricordi e cultura del loro Paese d’origine costituiscono un patrimonio di inestimabile valore di cui essere assolutamente orgogliosi”.

La storia del GVS  ( il Gruppo di volontariato e solidarietà) ha invece inizio nel 1988. Roberto e sua moglie, della comunità di sant’Anna e Gioacchino di Potenza, decidono, allora, di diventare genitori adottivi. Si rivolgono a un ente milanese, che li indirizza in Marocco. E da lì, dopo la trafila burocratica di rito, portano a casa due fratellini, Francesco e Cristina. Con loro arrivano gioia, entusiasmo, ma anche interrogativi. Uno su tutti: perché non provare a creare in parrocchia un centro che sostenga e faciliti le adozioni internazionali?
E scoprirono che qualcosa del genere a Sant’Anna esisteva già. Il “Gruppo di Volontariato Solidarietà” si occupava di sensibilizzare sui temi relativi all’Africa   e  all’ America Latina dai primi anni ’70, sulla scia dell’ideologia “terzomondista“ che si diffondeva in quel periodo. Si trattava solo di svilupparlo in una ulteriore dimensione, che col tempo è divenuta quella principale: sostenere le coppie interessate all’adozione internazionale.

Da allora, il GVS di Potenza ne ha portate a termine 3.200 e si è collocato tra i primi tre enti adottivi in Italia, su un totale di 50, con sedi e referenti in Romania, Ucraina, Polonia, Bulgaria, Perù, Burundi, Congo Brazzaville.
Va detto che adottare non è una procedura semplice. Ci si rifà alle direttive della “CAI”, la Commissione Adozioni Internazionali della Presidenza del Consiglio, secondo cui ai genitori adottivi serve per prima cosa un certificato di idoneità rilasciato dal tribunale dei minori. A quel punto si ufficializza la domanda e inizia la procedura vera e propria, che dura poco più di un anno e mezzo. Durante questi mesi alla coppia viene affiancato uno psicologo, con il compito di prepararli alla nuova vita genitoriale – e alle normali difficoltà che ne derivano – attraverso una serie di incontri di formazione. 
Il fattore economico ha di certo un suo peso. E don Franco Corbo, da sempre parroco e anima della comunità di Sant’Anna, ne parla con franchezza: ”L’impegno è di 15 mila euro, soldi necessari a tenere in piedi l’ufficio centrale, che occupa sette impiegati, le sedi periferiche e i referenti esteri che abbiamo in ognuno dei paesi dove operiamo”. Nel conteggio sono incluse anche spese inevitabili come viaggi e alberghi.

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