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MESSAGGIO ALLA DIOCESI E ALLA CITTÀ NELLA VIGILIA DEL SANTO PATRONO SAN GERARDO LA PORTA

Il braccio di san Gerardo torna in mezzo a noi, a benedire la nostra città di Potenza ad indicarci la direzione del nostro presente e del nostro futuro, senza nulla togliere al nostro passato. E’ un braccio rigoroso, perché ci indica la forza immutabile di quel Vangelo che dice di Gesù Cristo: questi crocifisso e risorto. E’ un braccio paterno perché ci prende per mano dentro la complessità delle nostre vite e ci conduce nel cuore pulsante della cristianità, fatta di relazioni vere, di testimonianza sincera dell’amore, del dono autentico della vita. E’ un braccio che scrive nella forza della tradizione non solo il sentimento di pochi giorni che passano, ma di una compassione per gli uomini e le donne del nostro tempo che resta. Paolo l’apostolo che ha tessuto il Vangelo con la cultura, dopo aver ricordato ai Corinzi che potevano servirsi di diecimila pedagoghi, afferma, come solo lui li ha generati in Cristo mediante il Vangelo (Cf. 1Cor 4,15). Potenza ed il Popolo lucano devono essere grati al Vescovo san Gerardo che, come Paolo, ci ha generati in Cristo, attraverso il Vangelo. La sua fu la pedagogia dell’amore e del dono di sé. La sua vita sta al Vangelo come una partitura musicale sta alla sua esecuzione. Questo stesso spartito lo possediamo anche noi, siamo chiamati ad eseguire la musica del Vangelo, ognuno con i propri strumenti. Non da solisti, ma attraverso quella complessità armonica della diversità che sta all’origine della comunione sinfonica.

La nostra Chiesa di Potenza Muro Lucano Marsico Nuova, ma tutte le Chiese di Basilicata, hanno bisogno di camminare insieme in questo stile sinfonico e sinodale, che manifesta la bellezza dell’unità nella diversità. Guardiamo al Vescovo Gerardo che non si risparmiò nel tessere tale mistero di comunione, dal quale anche oggi non possiamo prescindere. Guardiamo all’impegno che profuse nell’educare i piccoli, perché conosceva bene la logica dei germogli: fragili, condizionabili, bisognosi di fondamenta solide. Il suo braccio, fu il prolungamento visibile del suo cuore, che educò l’ignoranza dei semplici e fermò l’astuzia e l’orgoglio dei tiranni. Questo compito ci è chiesto ancora oggi in una emergenza educativa, soprattutto rivolta alle giovani generazioni, che si fa sempre più urgente e necessaria. Occorre un’alleanza coraggiosa tra istituzioni religiose, civili, imprenditoriali a largo raggio. Occorre recuperare il primato educativo della famiglia, oggi devastata dalla cultura del vuoto e dell’apparire. Occorre dare sostanza e aiuti concreti, perché si sviluppi una cultura della generatività e non dell’assenza.

San Gerardo ti chiediamo di alzare il tuo braccio benedicente sull’umanità segnata dalla guerra e dalla violenza. Sale alto il grido della preghiera mescolata allo sdegno e al dolore per la strage degli innocenti che si sta consumando a Gaza, in Ucraìne e in tante altre guerre disseminate nel mondo. In nome di Dio faccio appello agli organismi internazionali perché si adoperino nel dialogo e possano cessare immediatamente tutte le prevaricazioni e le violenze, siano assicurati cibo e medicinali, salvaguardando il diritto umanitario e garantendo una pace giusta e duratura.

Prendici per mano san Gerardo, non lasciare che la tua gente sia solo animata da un lontano ricordo di te, o da una emozione momentanea che ripete immutata nel tempo una trama senza il suo protagonista, assorbito da forme che non hanno niente a che fare con il Vangelo, che lui ha annunciato e che noi abbiamo accolto. Suscita nel nostro popolo, sentimenti veri di umanità, di amicizia sincera, di solidarietà, di perdono reciproco. La festa che è desiderio di ritrovarsi, di tornare in famiglia, di condividere la fede, non si disperda in “dissipazioni e ubriachezze” (Cf. Lc 21,34) che, sviliscono la nostra comune dignità e impoveriscono la nostra identità culturale. Ti chiedo di benedire le autorità civili, le forze dell’ordine, i volontari, i portatori di san Gerardo (quelli di stasera e quelli di domani) quanti hanno a cuore questa città e desiderano che cresca in bellezza, ordine civile e prosperità. Non ti dimenticare dei poveri degli ultimi degli anziani, sono il testamento di amore del Cristo risorto che Egli ci consegna, perché nessuno di loro sia strappato dalla sua mano (Cf. Gv 10,27) ma siano custoditi dal nostro abbraccio solidale e dalla nostra fedeltà a Dio e all’uomo. Buona festa di san Gerardo a tutti.

S.E. Mons. Davide Carbonaro

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