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SALUTO IN OCCASIONE DELLA MESSA A CONCLUSIONE DEL MANDATO DELL’ARCIVESCOVO

Carissimi,
al termine di questa celebrazione saluto e ringrazio quanti si uniscono stasera al coro del nostro grazie: il Sig. Prefetto, le distinte autorità civili e militari, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, il Seminario e tutti i fedeli laici della nostra Diocesi come pure delle Diocesi limitrofe unitamente ai familiari e agli amici che provengono da Grottaglie.
Nelle mie parole, Eccellenza, e attraverso la mia voce senta le parole e la voce della Chiesa di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo che questa sera mi onoro di rappresentare.
Eccellenza, è giunto il momento di salutarci ufficialmente non per dirci addio ma per imparare a custodirci reciprocamente davanti a Colui che ha voluto che le nostre strade si incrociassero nella memoria grata per quanto il Signore ci ha donato di condividere.
Accade oggi a lei quello che accadde ad Abramo a 75 anni allorquando la voce del Signore gli chiese di lasciare la sua terra per andare verso il paese che gli sarebbe stato indicato proprio nel gesto dell’obbedienza. Sebbene il suo sembra ora un viaggio a ritroso perché ritorna nella sua Grottaglie, di fatto vi fa ritorno sapendo di aver conservato la fede in ogni circostanza e di aver lavorato instancabilmente pur di non perdere nessuno di coloro che il Signore le ha affidato.
Questi oltre otto anni del suo ministero in mezzo a noi sono trascorsi velocemente.
La nostra esistenza è come un fiume la cui sorgente è in Dio Creatore e Padre e lungo il suo percorso si alimenta di ciò che proviene da rivoli diversi, talvolta si misura con ostacoli inattesi, talaltra sembra scorrere serena. Un fiume che viaggia a cielo aperto sia nel tempo della ristrettezza come in quello del raccolto copioso. Solo Dio è in grado di misurarne la reale portata: solo lui, infatti, conosce i segreti del cuore. A noi il compito di lasciarci portare come un bimbo in braccio a sua madre.
Nella sua omelia ci ha appena ricordato che non è tempo di bilanci. Chi la conosce e sa cosa la anima, sa altresì che maturare attraverso l’esercizio di responsabilità non desiderate e non cercate, impone l’esercizio dell’amore allo stadio più alto. E di questo, Eccellenza, siamo tutti testimoni.
Senza mai menar vanto, noi l’abbiamo vista incarnare – proprio come attesta il suo motto episcopale – lo stare del pastore dietro il suo popolo quando ha provato – nella misura in cui glielo abbiamo consentito – a raccoglierci dalle nostre dispersioni e a provare a formare non un gregge compatto nell’uniformità ma una comunità coesa nell’unanimità.
L’abbiamo visto, poi, stare in mezzo al suo popolo restituendoci i tratti di una prossimità non di maniera ma reale e sincera senza mai scadere in toni o atteggiamenti camerateschi ma facendoci percepire un pastore sempre raggiungibile, mai distante o rinchiuso nel suo mondo e, comunque, autorevole.
L’abbiamo visto stare davanti a noi quando ci ha non solo indicato la strada ma ce l’ha aperta mettendoci personalmente la faccia. E questo nei vari ambiti che hanno caratterizzato il suo ministero, sia in diocesi che in seno alla Conferenza continuando a perorare presso la Sede Apostolica le ragioni di questa piccola Regione.
Sebbene non lucano di origine, lei ha sposato fino in fondo la Basilicata e le sue ragioni di esistere. Metà del suo ministero sacerdotale che coincide con tutto il suo ministero episcopale lo ha trascorso in questa terra che ha fatto sua. Ne dà prova l’Amministrazione comunale di Matera che pochi giorni fa le ha conferito la cittadinanza onoraria e quella di Tricarico che domani l’attende per un saluto ufficiale.
Ci ha insegnato la libertà del confronto e del dialogo sincero, ci ha invitato a condividere i passi nel rispetto delle peculiarità di ciascuno riportandoci sempre alla comune radice della medesima fede.
Ci ha invitato a essere consapevoli delle nostre potenzialità sollecitandoci a disseppellire i talenti di cui il Signore ci ha fatto dono e a esserne fieri.
Abbiamo visto in lei come si ama la Chiesa e come si soffre per essa senza mai cercare il proprio interesse.
Se in qualcosa siamo riusciti a seguirla è perché abbiamo toccato con mano quanto le stessimo a cuore. E ci perdoni se, talvolta, non siamo stati in grado di reggere il suo passo. E lei, com’è a tutti noti, è un buon camminatore.
Preghiamo per lei e per il nuovo Arcivescovo che attendiamo come dono dello Spirito per noi.
Ci aveva chiesto di non provvedere ad alcun dono. Noi, però, abbiamo disobbedito: la nostra Chiesa le offre un tempo prolungato di riflessione e di preghiera in Terra Santa, appena sarà possibile.
Grazie per la sua testimonianza, Eccellenza, e auguri vivissimi e sinceri.

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