PAPA FRANCESCO E LE PERIFERIE

C’è una parola che, più di ogni altra, racconta il cuore pulsante del pontificato di Papa Francesco: periferie. Non solo quelle urbane, fatte di marciapiedi, centri di accoglienza, quartieri spesso abbandonati dalle Istituzioni e silenzi dimenticati. Ma anche quelle dell’anima, i margini interiori in cui si annidano la solitudine, le dipendenze, la disperazione, il senso d’inadeguatezza. Quei deserti abitati da chi ha smarrito la fede, da chi si sente escluso dal perdono. Papa Francesco ha camminato con passo deciso verso questi luoghi, perché è lì che – ha ribadito a più riprese – Dio abita in maniera speciale e autentica. Fin dal primo giorno del suo pontificato Papa Francesco ha scelto non a caso un linguaggio semplice, diretto, che non ha bisogno di filtri. Lo stesso linguaggio che usa chi vive nelle periferie: poche, ma vere. È la verità degli ultimi, di chi non ha niente da perdere se non la dignità. A loro il Papa rivolge i suoi gesti più significativi, i suoi abbracci più lunghi, le sue lacrime più sincere. Le visite nelle carceri, gli incontri con i migranti, le lavande dei piedi ai senza tetto: ogni gesto rompe lo schema della distanza tra “chi salva” e “chi è salvato”. Francesco sogna una Chiesa povera per i poveri. Non una Chiesa debole, ma essenziale. Una Chiesa che si inginocchia per sollevare chi è caduto. Nei suoi discorsi, nei suoi scritti, nei suoi silenzi, si avverte una forza che viene da lontano: dall’esperienza vissuta nei quartieri poveri di Buenos Aires, dai volti incontrati nelle favelas, dai racconti ascoltati senza giudicare. La carità, per Papa Francesco, non è un’opzione: è lo stile stesso della vita cristiana. Ma è una carità esigente, che chiede di mettersi in gioco, di uscire dal proprio comodo, di andare incontro a chi è dimenticato. È una carità che non fa rumore, che non cerca applausi. C’è un’altra parola che Papa Francesco non ha mai smesso di restituire alla sua forza originale: servire. Non come gesto accessorio, ma come cuore del Vangelo. È nel servizio che si riconosce un cristiano autentico, ed è nel servizio che la Chiesa si gioca la sua credibilità. In questa visione si inserisce profondamente il rapporto tra Papa Francesco e le Caritas diocesane: una relazione che non è solo istituzionale, ma profondamente spirituale, incarnata, viva. Le Caritas, per Papa Francesco, sono il volto operativo della misericordia di Dio. Sono il braccio teso della Chiesa verso i poveri, i dimenticati, gli esclusi. Ma non si tratta solo di “aiutare”: si tratta di incontrare. È una differenza sostanziale, quella tra il dare qualcosa e il donarsi. Papa Francesco ha più volte ricordato che la Caritas non è una ONG, non è un’agenzia assistenziale. È una testimonianza del Vangelo. È un’opera di amore che non può prescindere dall’ascolto, dalla prossimità, dalla compassione. È lì che si vede la differenza tra un gesto di beneficenza e un’azione evangelica. Non solo distribuzione di pasti o vestiti, ma ascolto delle storie, costruzione di relazioni, difesa della dignità. Spesso sono le prime ad intercettare le nuove povertà: quelle economiche, certo, ma anche quelle affettive, educative, spirituali e lo fanno con quella che Francesco chiama “la carezza della Chiesa”. In occasione del 50° di Caritas Italiana il Santo Padre ci indicato tre vie da percorrere: “La prima è la via degli ultimi. È da loro che si parte, dai più fragili e indifesi. Da loro. Se non si parte da loro, non si capisce nulla”,(…) Una seconda via irrinunciabile: la via del Vangelo. Mi riferisco allo stile da avere, che è uno solo, quello appunto del Vangelo. È lo stile dell’amore umile, concreto ma non appariscente, che si propone ma non si impone, (…)E la terza via è la via della creatività. è la base su cui costruire per declinare in modo costante quella che San Giovanni Paolo II ha chiamato fantasia della carità”, è da questa nuova visione pastorale che la nostra Caritas è ripartita con rinnovato slancio per abitare in modo sempre più significativo le periferie esistenziali. Il servizio non è mai unidirezionale.
Chi serve, riceve. Chi si china, si innalza. Chi ascolta, si arricchisce. È una delle grandi verità che Papa Francesco ha riportato al centro del cammino della Chiesa. E la Caritas lo testimonia ogni giorno: nei sorrisi riconquistati, nelle lacrime condivise, nei cammini ricostruiti. “Non possiamo restare tranquilli nelle nostre parrocchie mentre fuori c’è tanta gente che ha bisogno.”
Equipe diocesana della Caritas