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IL MIO “PADRE DAVIDE”

Padre Davide arcivescovo in Basilicata. Che notizia! Papa Francesco ha pensato a padre Davide Carbonaro come arcivescovo della comunità di
Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. Che bella notizia! Ho subito chiamato un amico a Potenza, non sapendo della sua nuova vita da pensionato al servizio della Chiesa locale. E gli ho detto: “Arriverà da voi un bravo prete, un bravo parroco e un bravo religioso”. Parole che sembrano dettate dalla piaggeria, ma non può essere così perché sarebbe come negare quante tracce sta lasciando dietro di sé in ogni campo. Nel suo DNA ha l’essere migrante, quindi sa cosa vuol dire la mobilità umana che sperimenta la speranza nella ricerca di un futuro più dignitoso. Era bambino quando la sua famiglia ha lasciato alle spalle la Sicilia per trasferirsi a Roma. Al quartiere di Torre Maura, al Prenestino, è cambiata la vita della famiglia Carbonaro e in particolare del piccolo Davide. Proprio in quel quartiere periferico della capitale, determinante è stata la modalità di accoglienza riservata a tutti gli emigranti del Mezzogiorno da parte dei religiosi dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, a cui era ed è tuttora affidata la parrocchia intitolata al loro fondatore San Giovanni Leonardi. Quel bambino è diventato un giovane maturo e ha chiesto di essere anche lui come quei religiosi che erano entrati nel suo cuore con il carisma del fondatore: “Giovanni Leonardi, che a Lucca abbandonò la professione di farmacista per diventare sacerdote, fondò l’Ordine per l’insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, il rinnovamento della vita apostolica del clero e la diffusione della fede cristiana in tutto il mondo”.
Come religioso, sacerdote e parroco, padre Davide Carbonaro ha camminato tanto, in particolare a Santa Maria in Portico in Campitelli, a Roma, comunità parrocchiale anch’essa affidata all’Ordine della Madre di Dio. Essere uomo di pastorale, di preghiera e di comunità ha sempre orientato i suoi passi.
In quella parrocchia del centro storico di Roma c’era il gruppo scout Agesci “Roma 12”, il quale tra i fondatori e tra i primi educatori ha avuto un ragazzo che poi ha lasciato il segno nel giornalismo e nella politica italiana ed europea: David Sassoli. Padre Davide e David, accomunati dal nome: le loro strade si sono incrociate proprio in quella parrocchia di Santa Maria in Campitelli. Nelle uscite con gli scout mi ha sempre colpito la tenerezza di Dio nel relazionarsi soprattutto con le lupette e i lupetti. Padre Davide – e lo dico per aver visto e sentito come capo gruppo del “Roma 12” – non lo faceva perché doveva farlo come parroco o come assistente ecclesiastico degli scout. Per lui è naturale e spontaneo avvicinarsi senza barriere, con un sorriso che parte dal cuore, non di circostanza.
Sempre a Campitelli, padre Carbonaro ha tenuto viva la memoria storica della parrocchia, la quale non è una parrocchia qualsiasi. Infatti è ubicata nel quartiere di Roma abitato dalla comunità ebraica, quello stesso quartiere chiamato “ghetto” che ha subìto il rastrellamento del 16 ottobre 1943 pianificato da nazisti e fascisti italiani.
In un’intervista pubblicata dall’agenzia Sir il 24 gennaio scorso, Giorno della Memoria, padre Davide ha ricordato il rischio corso dai suoi confratelli di allora pur di accogliere e salvare più ebrei possibile: “Obbedienti alle parole ed al comando di Pio XII, si sentirono di aprire le porte del convento. Alcune famiglie furono ospitate all’interno della sala Baldini e alcuni uomini furono ospitati all’interno della comunità, vestiti da sacerdoti dell’Ordine Madre di Dio”. Per padre Davide, che ha mantenuto un rapporto fraterno e di amicizia con la comunità ebraica, è importante “continuare a compiere gesti di accoglienza”, cancellando “tutte le discriminazioni che ci sono, di qualsiasi genere: è questo il compito non solo del cristiano o dell’ebreo, ma il compito dell’umanità. Su questo dobbiamo crescere, alimentando la memoria”. Quanto hanno fatto i religiosi e la parrocchia è riconosciuto dalla comunità ebraica.
Durante la pandemia di Covid, iniziata nel 2020, padre Davide si è rimboccato le maniche e con dei volontari, tra cui quelli delle Acli, di cui era assistente spirituale, ha adibito alcuni locali della parrocchia di Campitelli a magazzino per la raccolta di generi di prima necessità. Poi si è preoccupato di andare a consegnarli a domicilio alle persone sole, malate o impossibilitate ad uscire.
La chiesa parrocchiale l’ha trasformata anche in un punto di riferimento periodico per gli incontri di Taizè. Con persone provenienti da tutto il mondo, ha animato l’ascolto orante della Parola di Dio nelle diverse lingue e la preghiera con i canoni.
A fine novembre gli ho scritto un messaggio. Mi ha risposto dall’India, dove era in visita alle missioni del suo Ordine. Al rientro mi ha scritto: “Viaggio intensissimo”. Buona nuova vita, monsignor Davide Carbonaro.

                                                                                 Maurizio Di Schino

                                                                                     Presidente UCSI Lazio

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