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Il concittadino  san  Gerardo La Porta

Gerardo, il pellegrino piacentino trapiantato a Potenza. Delle tante definizioni possibili del protettore della città e della diocesi , il vescovo di Piacenza , mons Adriano Cevolotto, che ha presieduto la concelebrazione in  una cattedrale mai così affollata , nemmeno ( purtroppo!) a Pasqua, ha preferito insistere, nell’omelia,  sui pochi dati storici disponibili.

Ma se le informazioni di archivio sono poche, gli effetti  sul terreno sociale sono ancora  oggi tanti da farci facilmente, se non descrivere, almeno intuire, in modo  più o meno verosimile, l’opera svolta  da Gerardo a Potenza tra il 1050, quando vi giunse, e il 1119, data della sua morte. E qui mons. Cevolotto, che ha concelebrato affiancato sull’altare  da mons. Ligorio  e  da gran parte del clero locale, ha aggiunto qualche altro (scarso) dato storico, sufficiente comunque  per “ incarnare” il santo Patrono tra la sua gente qui ed ora : la scuola gratuita  per tutti ,un vero miracolo sociale nella Potenza dell’epoca,(esigenza tornata di attualità per la diffusa povertà educativa odierna )  e  l’apertura agli altri per promuovere il riscatto umano e sociale dei fratelli, voltando le spalle ad un cristianesimo astratto ed intimista .   Ed ha citato , il vescovo nella sua omelia, per rendere ancora più attuale san Gerardo, la leggenda della tempesta sedata  mentre era su una barca ”in compagnia anche di alcuni musulmani”. E qui il   richiamo all’inclusione è parso perfino ovvio . Le leggende non sono storie vere, ma , ha detto il vescovo, “raccolgono in modo creativo gli insegnamenti del santo avvertito come compagno di viaggio”. Così come  compagno di viaggio è  avvertito oggi il santo protettore di Potenza, “se la ricorrenza della festa è capace di  mobilitare tanta gente, novecento anni dopo”. Il richiamo all’oggi è  risuonato praticamente di continuo nella cattedrale quasi a ricordare ai fedeli che la devozione al santo implica una  responsabilità sul terreno concreto della cronaca  e delle relazioni  quotidiane.  Ed ha concluso precisando  che vede “ un difetto di fiducia tra la gente, prevale il pessimismo che alimenta l’angoscia“  e che  invece l’opera di san Gerardo ci  incoraggia ad essere “ saldi nella fede e coraggiosi nella carità.”

Per la cronaca, mons. Cevollotti , ha seguito, accanto a mons. Ligorio,  la processione per le vie della città che si è tenuta dopo la messa. E’ parso procedere  con uno sguardo ammirato e  sorpreso per tanta “pietà popolare“ che forse – ha riconosciuto nell’intervista pubblicata a parte  – va per tanti versi purificata, ma che esprime un desiderio di trascendenza che non si intravede più nel deserto, almeno apparente, della  tecnopoli,  che crede di non credere più.

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