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LETTERA APERTA DI UN PARROCO SUL RISPETTO DURANTE LA CELEBRAZIONE LITURGICA

Cari fratelli e sorelle,

scrivo queste righe con rispetto e sincerità, spinto dall’amore per la Chiesa e dalla bellezza del momento che vi ha condotti a varcare la soglia del tempio di Dio: la Prima Comunione di un figlio, un nipote, un cugino. È un giorno speciale, un giorno che non tornerà, un giorno in cui un bambino incontra per la prima volta Gesù Eucaristia. E voi ci siete, ed è bello che ci siate. Ma, permettetemi, non possiamo ignorare ciò che spesso accade.

Entrate in chiesa con gli abiti della festa, ma non sempre con il cuore in ascolto. Vi sedete nei banchi, ma spesso non sapete – o dimenticate – di trovarvi nella casa di Dio, non in una sala ricevimenti, non in un teatro, non in un mercato.

Parlate a voce alta, anche durante la celebrazione. Vi scambiate commenti, saluti, battute. Rispondete al telefono, lo scrollate con disinvoltura. Fate fotografie come se fosse uno spettacolo e non un mistero sacro. Non pregate, non partecipate, ma spesso disturbate chi vorrebbe davvero vivere quel momento con fede.

Poi, se un sacerdote o un volontario vi invita gentilmente al silenzio, al rispetto, alla preghiera… vi offendete. E, peggio ancora, magari uscite dalla chiesa dicendo che “non è stato accogliente”, che “non aveva il diritto”, che “ha rovinato la festa”.

Ma la festa non è nostra. È di Dio.
La Messa non è uno spettacolo da assistere, ma un dono da ricevere.
Non è un’occasione per mettersi in mostra, ma per inginocchiarsi.
È il luogo dove il cielo tocca la terra, non dove ciascuno si comporta come vuole.

Cari adulti, se siete qui per amore del vostro bambino, fate un passo in più: accompagnatelo non solo con la vostra presenza, ma con il vostro esempio. Mostrategli che la fede è qualcosa di serio, di grande, di vivo. Mostrategli che la chiesa è un luogo santo. Che Dio merita rispetto. Che non si viene qui solo per fare presenza, ma per incontrare il Signore.

Forse non siete abituati, forse è da tempo che non frequentate, forse non conoscete le regole della liturgia. Nessuno pretende la perfezione. Ma il rispetto, sì.
Almeno il silenzio. Almeno la decenza. Almeno la consapevolezza di essere in un luogo che non è nostro, ma sacro.

E se ricevete un richiamo, non prendetelo come un’offesa, ma come un invito. A fare meglio. A capire di più. A ritrovare il senso del sacro.
Perché, forse, è proprio questo che manca oggi: il senso del sacro. Il senso del Mistero. Il senso di Dio.

Con umiltà, vi chiedo: non spegnete la luce che si accende nel cuore di quei bambini. Non fate loro vedere una chiesa che si trasforma in confusione. Ma siate anche voi pietre vive di un edificio spirituale. Anche solo per un giorno. Anche solo per rispetto.

Perché forse, proprio in quel silenzio che vi sembra inutile, Dio vuole parlarvi.
E forse, proprio in quella Messa che pensate di dover solo “sopportare”, Dio vuole raggiungervi.
E donarvi qualcosa che nemmeno immaginate: la pace. La fede. L’amore vero.

Con rispetto e franchezza,
un cristiano che ama la Chiesa
e sogna di vederla amata da tutti.

Don Donato

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